sabato 7 marzo 2009

UGL E L'OCCUPAZIONE FEMMINILE

Occupazione femminile, fattore anticrisi. Questo lo slogan scelto per l’8 marzo dal Dipartimento
Ugl opportunità e diritti per tutti. Il Dipartimento in occasione della Giornata internazionale
della Donna ha promosso una serie di iniziative a livello territoriale per divulgare informazioni sulla condizione femminile e proporre strategie di intervento per aumentare l’occupazione.
«La chiave di volta è la famiglia – spiega Ornella Petillo responsabile del Dipartimento - l’Ugl
da sempre sostiene la necessità di sostenere la famiglia, a partire da un punto di vista fiscale attraverso il quoziente familiare, fino ad arrivare ai servizi, se si vuole dare un contributo concreto alle donne ai fini di una maggiore occupazione e di una reale attuazione delle pari opportunità ». Come rileva una indagine del Centro studi Iper Ugl, la maggiore o minore partecipazione delle donne al lavoro è strettamente connessa all’efficacia del sistema produttivo e alla disponibilità di efficienti servizi di welfare, dagli asili nido, all’assistenza agli anziani, al trasporto pubblico. L’Europa, ad esempio, richiede un tasso di ricettività nei nido del 33%.
La media italiana è sotto il 10%, ma con forti differenze tra i territori. Il dato disaggregato per aree geografiche dice che al Nord la ricettività negli asili è del 15,6%, i posti letto in RSA per
mille residenti pari a 38%, e il tasso di occupazione femminile del 56,8%; al Centro la ricettività
negli asili è dell’11,8% e 21 i posti letto in RSA per mille residenti, con un’occupazione pari al 51,8%; infine nel Mezzogiorno la ricettività negli asili crolla al 2,9% e i posti letto per l’assistenza agli anziani a 16 e il tasso di occupazione scende al 31,1%. A dimostrazione di come, dove ci sono
più servizi ci sono anche più donne che lavorano. Altro fattore di debolezza per le donne, i salari. Negli Stati Uniti la differenza salariale tra lavoratrici e lavoratori si attesta attorno al 22-24 per cento. In Europa si ferma al 15 per cento. In Italia il divario arriva al 23 per cento e persino al 40
per cento se si esaminano le posizioni di potere. Le donne partono da stipendipiù bassi già all’ingresso nel mercato del lavoro, subito dopo la laurea. A un anno dalla laurea gli uomini
guadagnano il 27,4 per cento in più rispetto alle donne, dopo tre anni la differenza sale al 31 per
cento. Anche guardando alle professioni, le lavoratrici dipendenti guadagnano mediamente il 16
per cento in meno, e il divario salariale si accentua ad esempio nella qualifica di operaio specializzato (-20 per cento) che in quella di dirigente (-3,3 percento). Altro dato interessante è
il reddito familiare: se il percettore principale è uomo il reddito medio inItalia è di 30.571 euro; se è donna, il reddito scende a 22.363. La distanza maggiore riguarda il Nord dove la differenza è
del 30,3 per cento in meno se il ‘capofamiglia’ è donna, al Centro è del 25,3 per cento in meno e
nel Sud del 22,1 per cento in meno. Le famiglie con a capo una donna, dunque, sono mediamente
più povere di quelle guidate da un uomo.Ela disparità salariale incide anche sull’entità della pensione, largamente inferiore per le donne che in media percepiscono una pensione pari al 57,6 per cento di quella degli uomini. E non solo e non tanto per l’eventuale uscita anticipata dal lavoro, quanto per effetto del sistema contributivo in cui gioca a loro sfavore il minor tempo che possono dedicare al lavoro, escludendole anche dall’accesso ai meccanismi premiali e dagli straordinari.

SUD POLITICA E SVILUPPO.

Il Mezzogiorno non si arrende. Il 9marzo a Reggio Calabria manifestazione nazionale dell’Ugl con l’intervento del segretario generale Renata Polverini. L’iniziativa chiude la mobilitazione promossa dal sindacato in tutte le regioni meridionali per riportare l’attenzione sul Sud Italia affinché non esca dalla crisi ancora più penalizzato. “Non c'è sviluppo per l'Italia se non si guarda con attenzione al Mezzogiorno - ha detto Polverini - per uscire dalla crisi significa anche intervenire in quella parte del paese che per troppo tempo è stata ai margini dell’agenda politica. Il Sud ha bisogno di infrastrutture materiali e immateriali, come la sicurezza e la legalità, e per questo nella definizione del piano infrsatrutturale, l’Ugl ha chiesto che accanto alle opere cantierabili non si trascurassero le opere prioritarie, come quelle attese da troppo tempo proprio nel Sud”.

POLVERINI: DONNE NEL LAVORO E NEL SOCIALE

Donne, pensioni e precari al centro del dibattito di oggi. In occasione delle celebrazioni per l’8 marzo al Quirinale il segretario generale Renata Polverini ha apprezzato il richiamo del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ad una maggiore attenzione alle donne e al lavoro femminile. “La disparità salariale – ha spiegato il segretario generale - è ancora elevata, come ha rimarcato il Capo dello Stato al quale nei giorni scorsi abbiamo inviato una lettera appellandoci alla sua sensibilità su questo tema. Le donne, infatti, scontano grandi difficoltà nel mondo del lavoro a causa di minori opportunità nella fase d’ingresso e di permanenza e di una insufficiente politica di sostegno alla famiglia, che si traduce in oneri per i lavori di cura che gravano soprattutto sulle donne. Tutto ciò si ripercuote sull'occupazione femminile che stenta a crescere. Se si vuole davvero aiutare le donne – ha aggiunto il segretario generale - bisogna investire sulla famiglia sia dal punto di vista fiscale, come accade in altri Paesi, sia potenziando il sistema di welfare, poiché laddove sono disponibili servizi alla famiglia, dai nidi all'assistenza agli anziani, cresce anche il numero di donne occupate”.Intanto sul fronte pensioni arriva un nuovo pressing dell’Europa, mentre l’Inps annuncia un avanzo che nel 2008 è cresciuto rispetto all'anno precedente del 21,5% pari a circa 11,2 miliardi di euro. Risultato, rileva l'istituto nel suo rapporto annuale, dovuto soprattutto all'aumento dell'aliquota contributiva per il lavoro dipendente e per i parasubordinati. Per il segretario generale Renata Polverini è necessario chiedere al governo di tenere conto del boom di entrate dell’Inps prima di dare una risposta alla Ue all’aumento dell’età pensionabile, rimarcando come non è intervenendo sulle pensioni “che si può dare una risposta adeguata a quanti a causa della crisi stanno perdendo o hanno perso il lavoro”. Questa risposta, ha sottolineato il segretario generale, “non deve aprire alla possibilità che siano i lavoratori, a partire dalle donne, a pagare il prezzo della crisi, quando invece sono altri gli interventi che servono al mondo del lavoro in grande difficoltà. Anche in merito alla raccomandazione Ue sull’adeguamento dei coefficienti di trasformazione significherebbe di fatto diminuire le pensioni, non ci sembra la risposta più utile a tutti quei pensionati che a mala pena arrivano alla fine del mese. Forse meno rigore nei confronti dei conti pubblici in un momento così difficile per l’economia potrebbe rendere disponibili, come in altri paesi, le risorse necessarie a fronteggiare l’emergenza occupazione senza chiedere ancora a chi la crisi la subisce di porvi rimedio”.